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Tra Delhi e Jaipur

6 dicembre 2013

E’ un mese che voglio scrivere questo post ma poi mi sono sempre arenato e, conformemente alla mia indole, concentrato su compiti più facili, come per esempio affidare il post a qualche foto che sicuramente in modo più semplice ed efficace riescono ad esprimere meglio delle mie parole tutta la meraviglia che ho vissuto nei miei giorni indiani.

Poi è arrivato Gipo ed ha pubblicato questo post, gettandomi inconsciamente un guanto virtuale di sfida che non potevo non raccogliere (con i miei tempi, ovviamente).

Ed allora eccoci qui, sui 260 Km di autostrada (?) tra Delhi e Jaipur.

Se sei uno sprovveduto europeo che visita per la prima volta l’India e vuoi andare a visitare Jaipur, capitale del Rajasthan, la magnifica “pink city”, la prima cosa che ti viene in mente è di guardare Google Maps. Il motore del sito yankee frugherà tra i suoi yottabyte di dati e dopo pochi secondi ti restituirà, con orgoglio tutto “Made in USA”,  un rassicurante responso: “prendi la NH8 ed arriverai in poco meno di 4 ore!

Se però ti sei anche solo leggermente ambientato e racconti ad un indiano che vuoi andare da Delhi a Jaipur,  la prima cosa che ti dice è “pianifica minimo 6 ore di viaggio”.

Se poi il tuo ambientamento è anche più completo, ti fiderai automaticamente e ciecamente del tuo amico indiano e non del sito yankee, che appunto, è troppo yankee per comprendere le cose indiane.

E si parte.

Nel traffico di Delhi; intenso, caotico, colorato e clacksonante.

Delhi è talmente enorme che sembra non finire mai; case dopo case, i classici negozi indiani, ammassati gli uni sugli altri. Poi il panorama cambia, appaiono un sacco di mega palazzoni, molti ancora in costruzione: è la “città satellite” di Gurgaon, il mega sobborgo centro degli affari, assieme a Noida, dell’India “corporate”, quella con i soldi. Lo si capisce dalle enormi insegne al neon sui grattacieli: HP, IBM, Huawei, Canon, etc.

Casello dopo casello la strada si snoda tra questa giungla di palazzoni e piano piano ci accorgiamo di star uscendo dall’India metropolitana; le mucche sacre si affollano ai bordi della strada ed assieme ai cani randagi stanno li pigramente, con flemma del tutto indiana, mescolandosi agli onnipresenti banchetti degli ambulanti, alle auto ed ai camion parcheggiati alla rinfusa.

E questa del parcheggio ai bordi della strada è una cosa del tutto tipica; per tutta la strada si vedono veicoli, dai tricicli ai mega-tir, parcheggiati così, apparentemente senza motivo o destinazione.

Non ho mai visto tanti cantieri come in quei 260 Km (definirli “in corso” è un azzardo, visto che sembrano tutti fermi da anni!). Apparentemente i lavori intendono costruire sovrappassi dell’autostrada ed eliminare tutti gli incroci; in pratica però l’hanno trasformata (spero temporaneamente!) in un gigantesco percorso ad ostacoli!
La Salerno-Reggio Calabria in confronto sembra…uguale.
Il mitico stile di guida degli indiani però condisce il tutto in modo allegramente caotico e tipicamente locale!
Il sorpasso è ovviamente segnalato strombazzando e non è raro trovarsi, specialmente vicino alle zone dei cantieri, davanti a veicoli che ti vengono incontro contromano, specialmente piccoli furgoni e moto; anche di notte! Il bello è che nessuno si scompone o sembra arrabbiarsi, si spostano e basta! Pensavo a mia madre che probabilmente avrebbe voluto scendere dall’auto, terrorizzata, dopo pochi chilometri 😉

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E poi ristori.

Un numero incredibile di ristori, ovviamente all’indiana 😉 Quattro mura oppure anche solo una tenda sostenuta da qualche canna ed una corda, una fila di lampadine colorate, quattro sedie di plastica ed un frigorifero. Mai deserti; ci sono sempre almeno tre-quattro indiani che stanno li a bere the e discutere come se si conoscessero da una vita.

Specialmente dopo il tramonto questi chioschi appaiono come oasi di luce nel niente più scuro, avamposti di ospitalità e di calore umano.

Il tramonto. Già, quello. La spessa cappa di smog, probabilmente endemica ma anche rinforzata dalle ciminiere delle tante fabbriche enormi che si allineano lungo la NH8, rende il cielo color latte anche nelle giornate limpide e fa tramontare il sole praticamente “a mezz’aria”, prima che raggiunga l’orizzonte… Che strana luce e che strana sensazione…

Ed infine, dopo 7 ore di viaggio, preceduta dall’Amer Fort che si staglia, maestoso, sul fianco destro della montagna, eccola qui: Jaipur, la città rosa. Ed eccoci anche arrivati, stremati devo ammetterlo, all’albergo da mille ed una notte che abbiamo scelto per ricaricarci dalla prima, dura settimana con i bimbi 😀20131020-200417.jpg

13 commenti
  1. 6 dicembre 2013 2:41 PM

    ahhh… finalmente!
    sembra quasi di esserci tornato 😀
    (e grazie della citazione 😉 )

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    • 6 dicembre 2013 2:42 PM

      Un dovere! (e prego, grazie a te per l’ispirazione)

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      • 6 dicembre 2013 2:44 PM

        ma è tua pure la foto del trattore? è fantastica.. il furgone superstipato a me è mancato 😦
        (però ho visto un carro trainato dai buoi praticamente in autostrada)

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      • 6 dicembre 2013 2:47 PM

        Sì, certo. Foto mia.
        (anche se questa è la versione grezza, non elaborata)

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      • 6 dicembre 2013 2:56 PM

        bellissima!

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  2. 6 dicembre 2013 6:24 PM

    mi par di ricordare qualcosa 😉

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  3. 7 dicembre 2013 1:03 am

    Che belle descrizioni di strani posti e strana gente. Ma cosa sono quelle cose enormi e soffici trasportate dal carro trainato dal trattore? Sacchi? Materassi?

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  4. 16 dicembre 2013 2:59 am

    MA cosa trasportavano in quel camion,’furgone? Un elefante? O due?
    Belle le immagini, quelle fotografiche e quelle letterarie.

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I commenti sono chiusi.