Facce da IKEA
Ogni tanto mi tocca andare all’IKEA.
Lo so, c’è confusione, folla ma anche tanti articoli interessanti e quindi faccio un pianto ed un lamento e ci vado.
Magari il problema più grande è che vado per comprare un articolo da un paio di euro e finisco per spenderne 20 o anche 30, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che gli specialisti del marketing di IKEA sono bravi davvero! 😉
Comunque non mi dispiace troppo anche perché posso dedicarmi al mio passatempo preferito: osservare l’umanità che mi circonda.
I frequentatori dell’IKEA sono in grande maggioranza coppie in genere abbastanza giovani, al massimo coppie di amiche o famiglie al gran completo; i maschi solitari come me sono veramente rarissimi e dovrebbero essere tutelati come specie in via d’estinzione (ma io porca miseria non mi estinguo mai? Per me l’evoluzione resta un agognato miraggio)
Tra la varia umanità che è possibile osservare in quel grande zoo vi sono i vorreimanonposso; in genere giovanissimi, innamoratissimi e procedono per il labirinto tenendosi per mano, guardandosi negli occhi con sguardo da piccione, tubando e sospirando di desiderio davanti alle librerie Billy, le poltrone Skvrusta, le cucine Värde e le camere da letto Malm. Evidentemente non vivono ancora assieme e con gli occhi a cuoricino immaginano il loro futuro nido d’amore, ovviamente arredato da IKEA.
I mammastaseranontorno sono di solito un po’ meno giovani ed evidentemente hanno appena ricevuto le chiavi del loro nido e quando dico appena, intendo esattamente dire “appena” 😉 Li riconosci all’inizio del bazaar perché meticolosamente accumulano nel carrello TUTTO. Posate, piatti, bicchieri, pentole, lenzuola, cuscini… Insomma, devono riempire la casa nuova e non hanno quasi nulla. Quasi sempre li ritrovi dopo le casse, al settore alimentari dove stanno acquistando polpette svedesi con le salse per la cena.
Ci sono gli archipadri, che con piglio professionale vagano tra pensili e divani armati di cartellina e metro; misurano tutto e prendono appunti meticolosamente manco dovessero arredare Buckingham Palace.
Menzione a parte meritano le archimadri che con figlia nubenda al seguito dispensano ordini su cosa comprare e cosa no alle povere figlie che invece forse vorrebbero tutt’altre cose ed hanno la segreta speranza di poter tornare entro 90 giorni per cambiare gli orridi acquisti ordinati dall’archimadre.
Infine ci sono chimelhafattofare, uomini solitamente più “stagionati”, spesso con figli ed al seguito; con lo sguardo vacuo ed il borsone blu a tracolla seguono le mogli tra tappeti Basnäs, copriletti Brunkrissla e tovagliette Klistrig e pensano mestamente alla povera carta di credito che sarà sacrificata sull’altare in onore delle minchiate inutili che la compagna sta arraffando in preda alla ben nota sindrome da acquisto compulsivo che colpisce inesorabilmente chiunque varchi la soglia di un negozio IKEA. Ovviamente sperano in un mega blackout che metta fuori uso le casse del negozio ed impedisca l’orrida fine del proprio conto corrente.
I commenti sono chiusi.
E’ difficilissimo entrare da IKEA e non uscire avendo comprato almeno $100 di “roba”… Noi ci siamo tornati questo Thanksgiving dopo 5 anni (il piu’ vicino per noi e’ a 3 ore e mezza, a Tempe) per comprare una scrivania, la piu’ semplice, 4 gambe e un piano di scrittura, per le ragazze, l’avevamo vista online per $19.99… l’abbiamo trovata, presa e siamo usciti dopo aver pagato $70… Non mi lamento, poteva andare peggio (e la Fagiolina era con noi, quindi due bei cagnoloni di peluche sono finiti nel borsone, per consentirci di finire “la spesa” senza scene), pero’ era inevitabile: preventivo: $20 Spesa effettiva: $70
Non saprei bene in che categoria metterci… aggiungine una: quelli che dopo vent’anni insieme devono ancora comprasi mobili fatti di Lego… 🙂
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Beh, per me è più facile: IKEA è a 5 minuti da casa e non ho fagiolini al seguito!
Ehi, io adoro il LEGO !!! 😀
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io sono tra i chimelhafattofare. sono donna ma mi ammorbo lo stesso. 🙂
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Un esemplare rarissimo! 😉
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Io sono tra quelle che dicono “eppure devo tornarci, prima o poi” (l’ultima visita risale al lontano 2005 e, giuro che non scherzo, in seguito a visita da un neurochirurgo…). Poi mi torna in mente che sono una di quelle “machimelohhafattofare” e rinuncio in partenza. Devo dire, però, che sto cercando ogni monolocale di Workopolis inseguendo il sogno di un buchetto tutto mio, e se mai dovessi trovarlo, l’unica speranza di poterlo arredare sarebbe tornare proprio lì…
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Ed in più dalla tua hai anche il fatto che non l’hai proprio dietro l’angolo…
In bocca al lupo per la ricerca del nido tuo!
—Alex
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io sono “internettiana”, tendo a comprare le cose on-line perchè arrivare da qui a Ikea è un’Odissea degna di Omero. E spendo meno 😉
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Di chimelhafattofare se ne vedono sempre a bizzeffe e mi fate anche un po’ rincrescere, infatti io dico sempre che, salvo casi eccezionali, all’Ikea ci si deve andare fra donne. So che presenziando sperate di limitare i danni e magari tra uno scaffale e l’altro ne approfittate per lasciar cadere dalla borsa blu qualche gingillo… che noi quando si arriva a fine persorso mica ci ricordiamo di tutto quello che abbiamo preso!
Il potere ipnotico dell’Ikea su noi donzelle (lo so non tutte, ma quasi) è pazzesco: io ogni volta ci vado per accompagnare l’amica di turno ma “solopervedereperchétantononmiserveniente”… seeee come no! È più forte di noi! Sarà colpa dei nomi bizzarri, del giallo sul blu… chi lo sa?
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Non mi includere nella categoria dei cimelahaffofare non vi appartengo sicuramente! (per fortuna o purtroppo?)
😉
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A Torino esiste l’Ikea più grande d’Europa (fuori dal territorio svedese).
Non aggiungo altro.
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Condoglianze! (al tuo bancomat) 😉
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Qui a Strasburgo ci sono soprattutto le famigliole, padri e madri con 1 o 2 bimbi al seguito, spesso neonati o di 1-3 annetti, che frignano, corrono,toccano tutto il toccabile e si piazzano in mezzo al passaggio bloccandolo. E tu sei li che vorresti gettare una folgore su tutta questa massa di gente oppure pensi al fatto che il caro vecchio Sartre (“L’enfer c’est les autres”) aveva ragione da vendere
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😉
Il buon vecchio e caro Sartre … 😀
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😀 grazie per la risata del lunedi’ mattina!
c’è un pezzo bellissimo di Enrico Bertolino sulle coppie di fidanzati che vanno all’IKEA il sabato pomeriggio.
non me lo ricordo perfettamente, ma una parte dovrebbe essere cosi’:
“è sabato pomeriggio e lui le chiede: -cosa vuoi fare, amore?, sperando che lei risponda: -un pisolino. E invece dice: – vorrei andare all’IKEA a vedere il divano. State insieme da 4 mesi e già siete andati 7 volte all’IKEA a vedere il divano. e ogni volta tornate a casa con un pacco di candele arancioni perché costano poco. ormai casa vostra somiglia a un cimitero, gli amici passano, confessano qualche peccato e poi vanno a divertirsi da un’altra parte”.
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Prego! 🙂
Il pezzo di Bertolino non lo conoscevo, bellino anche questo!
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Da noi quassù in Germania l’Ikea è provvidenzialmente locata in zona difficile da raggiungere e, ancora più provvidenzialmente, non c’abbiamo nemmeno la macchina. Io appartengo alla “fortunata” categoria di donne col marito che uscirebbe dal percorso Ikea con il mobilio sufficiente ad arredare Versailles. Diciamo che se vivi in 50mq una visita all’Ikea puo’ essere causa di divorzio 🙂
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LOL! Bella questa!
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Faccio jogging, una volta l’anno. All’ikea. Dritta verso l’obiettivo salvato nei preferiti…
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Bentornata Adri!
Beh, mi pare un ottimo posto per fare sport!
E non solo fai jogging ma anche slalom!!! 😀
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grande osservatore di umanita’!!
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Seeee…. 😉
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Antropologia Made in Ikea!
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Io sono del genere che compra cosine piccole, ma abbiamo comunque preso un po’ di cose (grandi e necessarie) per arredare il posto in cui viviamo (che in verita’ e’ un tantino piu’ piccino di Versailles). Lontano lo e’, quindi non ci si puo’ andare spesso, ma sicuramente almeno 4 volte l’anno, per dare un’occhiata o magari vedere come si possono sostituire le poltrone che si sfracellano sempre, senza dovere poi dormire sul lampadario. Quanto alla fauna ikeana qui si compone principalmente di famigliole in cerca di pranzo economico e con figli frignanti provvidenzialmente depositati a giocare da qualche parte in uno spazio riservato dell’enorme edificio . L’altoparlante non fa altro che chiamare i genitori del piccino o della piccina che vuole essere ripreso/a da mamma e papa’.
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Fantastico post!! A me l’Ikea mette l’angoscia….queste mandrie umane che comprano questa roba tutta uguale….ho trovato le stesse tazze a Saarbrücken, Houston, Bologna e Monaco…. che oppressione!!!
ps: ho smesso di andarci….
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Godot: chiederò una laurea honoris causa!
Angelina66: seee figurati se le madri-chioccia nostrane abbandonano i pargoli! 🙂
Simo: angoscia no ma un pensierino alla globalizzazione ce lo faccio; ma del resto non avviene la stessa cosa con tutto il resto? Cibo, auto, vestiti… Tutto uguale dappertutto.
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noi facciamo parte della serie machicelhafattofaremaeranecessario
generalmente cerchiamo di andarci la prima domenica dopo natale all’ora di apertura e solo perchè è davvero necessario…..
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Domenica? No grazie!!! Nemmeno ad essere il primo davanti alla porta!
C’è il rischio che la folla ti asfalti al momento dell’apertura! 😀
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Sì, in effetti, è tutto uguale dappertutto… ma l’Ikea è veramente l’apoteosi…. tra l’altro pensare che dobbiamo prendere la Svezia come modello per arredare le nostre belle case italiane, mi confonde un po’ le idee….
Heiy, aguroni di Natale in ritardo!!!
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Grazie! Auguroni anche a te!
Comunque non direi che sia un’incongruenza, del resto i mobili svedesi erano di gran moda già negli anni ’60-70 …
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